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III

La tradizione del Régime du corps

 

 

Il Régime du corps è un trattato medico suddiviso in quattro parti. La prima si occupa dell’equilibrio fisico dell’uomo, sia in relazione con i suoi umori interni, e quindi con particolare attenzione a pratiche quali il salasso e la purgazione, sia a riguardo del rapporto con l’ambiente esterno e alla conseguente necessità di abitare e vivere secondo precise regole igieniche. La seconda parte analizza alcune parti del corpo umano, descrivendone funzione e patologie, con indicazioni su vari accorgimenti utili a mantenerle in salute. La terza parte è dedicata agli alimenti, con un lungo elenco, suddiviso tra cereali, carni, pesci, verdure, frutta e spezie, che fornisce suggerimenti sulle caratteristiche dei cibi e sui modi e tempi più opportuni di consumo. Infine l’ultima parte insegna a capire i caratteri delle persone osservandone l’aspetto fisico e gli atteggiamenti, racchiude cioè i principi della cosiddetta fisanomie.

In realtà l’opera non si presenta come originale, ma come compilazione : l’autore stesso cita le sue fonti, Avicenna, Razes, Isacco Giudeo, Alì Abbas, Costantino l’Africano. Le versioni latine dei loro testi avevano permesso il diffondersi in Occidente delle dottrine ippocratica e galenica. Aldobrandino ne prende ampi stralci, adattandoli al suo progetto, passando così da fonti latine ad un’opera originale in lingua volgare.

Già citato da Paul Meyer nell’importante contributo sulla diffusione del francese in Italia[1], il Régime deve la sua fama a questo particolare primato : essere il primo testo medico composto direttamente in francese, senza derivare cioè da una preesistente attestazione latina. Aldobrandino da Siena lo compose nel corso del XIII secolo, probabilmente lavorandoci sopra a più riprese, e la committenza di Beatrice di Savoia, di cui si è parlato nel precedente capitolo, costituisce solo una tappa nella composizione del trattato.

Il breve tempo del soggiorno a Parigi di Beatrice senza dubbio non permetteva né di creare dal nulla un’opera perfettamente organica, né di riprendere un testo in lavorazione e dargli un taglio ad hoc, ovvero studiato sulle effettive necessità della committente. Inoltre è difficile credere che il Régime sia stato composto per una donna, anche solo considerando che esiste un capitolo intero dal titolo « D’abiter avoec femme ». Una possibilità è che Aldobrandino abbia semplicemente fatto redigere per la contessa una copia speciale del trattato che aveva già parzialmente composto. L’idea di una gestazione protratta nel tempo, passando da Federico fino a Beatrice di Provenza, mantiene un suo fascino[2].

Le redazioni francesi

L’unica edizione dell’opera risale al 1911 e costituisce il punto di riferimento obbligato per chi desideri studiare la tradizione del Régime[3]. Essa si basa sul ms. Fr. 2021 della Bibliothéque Nationale di Parigi, considerato dai curatori il più antico testimone conservato, siglato con la lettera A. L’apparato critico contiene le lezioni divergenti di altri tre testimoni parigini : Bibl. Nationale, Fr. 14822 (B) ; Bibl. Arsenal, 2510 (C) ; Bibl. Nationale, Fr. 12323 (D). Facendo riferimento alle sigle di questi codici sono state in seguito definite quattro redazioni principali con cui suddividere la ricca tradizione del Régime[4].

La prima, indicata come Redazione A, è poco rappresentata in quanto, oltre ad A stesso, conta soltanto altri quattro codici e un frammento. Si distingue per la presenza del prologo da cui derivano alcune delle poche e tutt’altro che sicure notizie biografiche su Aldobrandino[5]. Qui si nomina infatti l’autore e si parla delle circostanze di composizione, ma rimane ignoto chi fu a scrivere quel prologo e quanta attendibilità gli si debba dare. La presenza di un cospicuo accenno ai segni zodiacali, materia che in realtà nell’opera è appena accennata e vi entra come appendice al discorso sulle stagioni, dimostra forse un interesse specifico del redattore del prologo, magari per assecondare una passione della committente.

La Redazione B si contraddistingue in primo luogo per l’assenza del prologo. Essa è decisamente più corposa, essendo costituita da almeno 34 codici[6], e presenta al suo interno un’ulteriore suddivisione. Si parla infatti di Redazione B Classica, B Roger male branche, B Corta. La Redazione B Classica ha come modello il manoscritto B dell’edizione e si definisce essenzialmente sulla base della rubrica relativa al capitolo dedicato alla saggina (segine). Nel caso invece della Redazione B Roger male branche, la medesima rubrica definisce il cereale con tale curioso nome, forse un riferimento a Ruggero II di Sicilia, sovrano che fu promotore di diverse innovazioni agricole[7]. Infine la Redazione B Corta presenta un testo accorciato e più denso e sembrerebbe rappresentata praticamente solo dal manoscritto C.

La Redazione D o Mista non ha caratteristiche chiaramente distintive e si presenta come una sorta di contaminazione fra le due Redazioni precedenti.

Queste famiglie non includono l’intera tradizione del Régime, anzi soltanto poco più della metà dei manoscritti oggi conosciuti rientrano in esse. In effetti Françoise Fery-Hue parla anche di una Redazione Abbreviata e di vari tipi di rimaneggiamento, adombrando la difficoltà di classificare i codici secondo criteri precisi e sicuri[8]. Ma anche guardando solamente alle due famiglie principali (A, B), ci si rende subito conto che i confini fra l’una e l’altra sono poco definiti, e che gli indizi ai quali fare riferimento per distinguerle sono in realtà molto esili. Questa suddivisione della tradizione del Régime mostra dunque evidenti carenze, dalle quali discende una sostanziale inefficacia filologica.

Alcuni confronti su punti specifici del testo permetteranno di palesare sia la non perfetta rappresantatività dei codici scelti nell’edizione, sia le evenienze contrastanti all’interno della tradizione[9].

 

1. Nella terza parte del trattato, dedicata ai vari generi di alimenti, si trova un capitolo sugli asparagi. Il testo recita :

De Paraces. Paraces sunt de .ii. manieres : sauvages et dommesces. Les dommesces sont caudes et moistes u premier degre et est une des herbes plus temprees qui on puist user, especiaument les dommesces, et por ce acroist talent d’user le feme. Et donne grant habundance de sanc, et de sa nature conforte l’estomac et oeuvre le voie des rains et du foie, et fait bien oriner. Et valt a user aciaus qui sont giaune por le foie escaufer. Et qui le prent et le fait cuive et sen leve se boce, si assavage le dolor des dens qui por caude veume vient. Le salvage est plus caude et plus sece mais il se tient a le nature du dommesce dont dit vous avons (Parigi, Bibliothéque Nationale, Fr. 1109, f. 276ra).

Questo capitolo risulta assente nell’edizione e non è neppure segnalato in apparato, poiché esso manca sia in A che in B. Tuttavia è presente in D e in quasi la totalità dei testimoni consultati ; in particolare all’interno della famiglia B solamente due manoscritti su sedici non hanno il capitolo. Forse i curatori non si avvidero di esso o, dopo aver rilevato la sua presenza in D, lo considerarono spurio e non lo inserirono, senza tuttavia accennarne neppure in nota.

 

2. C’è un altro interessante caso in cui il codice B non è affatto rappresentativo della famiglia che porta il suo nome. Nel proemio vengono presentati alcuni degli argomenti che saranno trattati nel corso dell’opera, fra cui il cammino dell’uomo dall’infanzia alla vecchiaia :

Et si vous dirai por coi, car tant com li ons met à croistre en force, en biauté et en vigeur, si est à .xxxv. ans et dont couvient que il mete tant de tans à envillier et à aler à noient, si com il le proeve par Avicenne (Landouzy-Pépin, Le Régime du corps, p. 5 ; il corsivo è mio).

Dall’edizione, anche relativamente a questo brano, non traspare nulla del piccolo giallo filologico, ma forse non solo, che si cela dietro il nome del celebre studioso arabo. Infatti solo A scrive « Avicenne », mentre B tronca la frase in modo da non fare riferimento ad alcuna autorità : « ...à aler à nient si comme il est prouvet » (f. 5vb). La cosa interessante è che il resto della tradizione non segue né A, né B, ma tende unanimemente verso una lezione alternativa in cui il personaggio citato non è più Avi­cen­na, bensì « Averroè ». Si hanno così 11 testimoni che attribuiscono l’insegnamento a Averroè, costituendo un folto gruppo in chiara contrapposizione rispetto ad A e B. Ci sono inoltre due casi di lezioni che possono essere cattive letture proprio del nome Averroè : ii raisons (Parigi, Bibl. Nat., Fr. 1109, f. 242rb), aucuns roys (Parigi, Bibl. Nat., Fr. N. Acq. 6539, f. 1va).

 

3. La sezione sui legumi è composta da nove brevi capitoli in questo ordine : feves, chiches, pois, lentiles, fasoles, lupin, orbe, cierres, veces (Landouzy-Pépin, Le Régime du corps, pp. 140-143). Dei quattro manoscritti dell’edizione, D è l’unico a tramandare questa sezione in modo integrale : in A manca il capitolo chiches ; in B e in C i capitoli da fasoles a cierres risultano saltati. La deduzione che ne consegue è che i codici della Redazione B dovrebbero presentare tutti la medesima lacuna, ma non è affatto così. Il capitolo fasoles, ad esempio, è ampiamente presente nei manoscritti inclusi nella famiglia B, e lo stesso dicasi per gli altri capitoli di cui non vi è traccia in B stesso[10].

 

4. A queste punto viene naturale approfondire l’osservazione sui testimoni della famiglia B e anche in tal caso le perplessità non mancano. La Redazione B Classica, come è stato già ricordato, avrebbe come modello di base il manoscritto B. In realtà vi sono diversi punti in cui quest’ultimo risulta più affine al gruppo di codici della Redazione B Roger.

Nel proemio c’è un passo in cui ricorre un termine che dà spesso esiti diversi all’interno della tradizione :

Donques, puis que li ons est de ces .iiij. elemens engerrés et fais, ne mie de le nature, com les estoiles et li angele ki tous jours son en .i. estat et ne se cangent (Landouzy-Pépin, Le Régime du corps, p. 4 ; il corsivo è mio).

In questo punto B presenta maniere mentre A ha la lezione nature scelta dall’edizione. Come si comportano gli altri testimoni della famiglia B ? I manoscritti inclusi nella Redazione B Classica sono sostanzialmente compatti, e lo sono in netta contrapposizione a B, che pur dovrebbe essere il loro rappresentante : in effetti tutti scrivono nature. Una maggiore incertezza si rileva nel gruppo dei codici della Redazione B Roger, in cui si hanno tre possibili varianti : nature (1 ms), maniere (1 ms), matiere (5 mss). Se quest’ultima voce derivi da maniere o viceversa, è difficile dire, ma se così fosse B risulterebbe più affine alla Redazione Roger piuttosto che a quella Classica.

L’impressione troverebbe una sua conferma in un punto del testo in cui le due Redazioni sembrano staccarsi nettamente una dall’altra. Si tratta di un paragrafo conclusivo all’interno del capitolo dedicato ai sentimenti e agli umori (Landouzy-Pépin, Le Régime du corps, p. 32) :

Si com de melancolie, ki moult destruit le cors c’on puet removoir par purgier l’umeur (Redazione B Classica).

Si com de melancolie, ki moult destruit le cors, ki puet avenir par humeurs ki est dedens le cors, c’on puet removoir par purgier l’umeur (Redazione B Ro­ger).

La seconda Redazione appare più completa, mentre la prima sembra abbia perduto una parte della frase. Di fronte a questa situazione, i dati notevoli sono almeno due : anche A presenta la frase nella forma ridotta ; B presenta quella più lunga, staccandosi di nuovo dal gruppo della Redazione Classica.

La necessità di uno stemma codicum

Questa serie di esempi, pur non fornendo alcuna risposta definitiva, spinge a segnalare alcuni aspetti su cui riflettere e dai quali poi eventualmente muovere per ripensare l’intera tradizione del Régime du corps. Innanzitutto il manoscritto A, scelto da Landouzy e Pépin come base dell’edizione, è sicuramente tra i più antichi (seconda metà del XIII secolo) ma questo non implica che in esso si debba vedere la fonte da cui discende tutta la tradizione. La famiglia A è infatti lacunosa in diversi punti e manca di lezioni interessanti che, oltre ad avere avuto fortuna nel corso del tempo, c’è ragione di credere siano comunque di mano dell’autore. Il testo di A potrebbe costituire una versione del Régime costruita in particolari circostanze, con un bagaglio di varianti e lacune che non appartengono alla maggior parte degli altri testimoni, i quali deriverebbero da una versione leggermente diversa. L’ipotesi nasce soprattutto ripensando al famoso prologo, caratteristico appunto della Redazione A : la contessa di Provenza chiede ad Aldobrandino un vademecum igienico-sanitario per il suo viaggio, e il medico senese la accontenta predisponendo una copia del suo trattato. L’opera esce dunque in una "edizione omaggio" che darà luogo ad un ramo indipendente e non molto ricco della tradizione. Ma nel frattempo il testo è già uscito o sta per uscire attraverso altri canali, i quali si ramificheranno in modo fecondo, costituendo il folto gruppo di testimoni accorpati nella Redazione B.

Tuttavia a questo punto sembra chiaro che questa definizione è perlomeno insoddisfacente, se non addirittura fuorviante. Infatti il manoscritto B non rappresenta affatto la famiglia B, e in più circostanze tende a staccarsene, dimostrandosi un testimone piuttosto solitario. E nelle occasioni in cui invece rientra nella famiglia, ecco che lo fa seguendo le lezioni della sottoredazione Roger, e non della Classica, alla quale invece dovrebbe essere più strettamente legato. Ci sono dunque diverse ragioni per dubitare dell’efficacia di una classificazione di questo genere, come in parte dimostra anche la necessità di definire una Redazione Mista (D) come ibrido delle due precedenti.

L’errore di fondo sta forse nel voler mantenere fermi i cardini fissati da Landouzy e Pépin, i quali in realtà scelsero i manoscritti per la loro edizione senza eccessive riflessioni su quale poteva essere l’effettivo rapporto tra essi. Per poter dare risposte nuove è necessario abbandonare l’idea che quei quattro codici (A, B, C, D) costituiscano i rami principali di un albero genealogico da ricostruire ; perlomeno B e D infatti sembrano avere avuto un ruolo marginale all’interno della tradizione. Ad ogni modo la costituzione di uno stemma codicum, finora neppure abbozzata, dovrà partire dalla base, ovvero dallo studio dei manoscritti, di tutti i manoscritti, senza dare nulla per scontato, né creando famiglie astratte o appena delineate.

Elenco dei testimoni

Il dato di partenza per uno studio sulla tradizione del Régime sarà senza dubbio il censimento dei testimoni esistenti. Questa operazione è stata in gran parte già svolta e lo spoglio dei cataloghi è ormai giunto a conclusione. Verosimilmente in futuro si potranno ritrovare altri frammenti, ma è quasi certo che i codici contenenti l’opera nella sua integrità siano stati tutti identificati. Nonostante ciò a tutt’oggi manca un’elenco completo, ed è quindi parso utile aggiungerlo in calce a questo capitolo, raccogliendo le segnalazioni apparse in diversi contributi e ordinandole in modo organico[11]. I manoscritti, numerati, sono elencati per luogo di conservazione :

1. Berlin, Staatsbibliothek, Hamilton 407

2. Bern, Burgerbibliothek, 385

3. Besançon, Bibliothèque Municipale, 463

4. Bordeaux, Bibliothèque Municipale, 531

5. Bruxelles, Bibliothèque Royale Albert Ier, 11004-11017

6. Bruxelles, Bibliothèque Royale Albert Ier, 11130-11132

7. Cambridge, University Library, Ii. 5. 11

8. Chantilly, Musée Condé, 331

9. Chantilly, Musée Condé, 476 (644)

10. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. Lat. 1967

11. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. Lat. 1990

12. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. Lat. 1256

13. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. Lat. 1334

14. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. Lat. 1451

15. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashburn. 1076

16. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashburn. 1260

17. Kassel, Murhardsche Bibliothek, Theol IV Med 1

18. Leiden, Bibliotheek der Rjiksuniversiteit, Voss. Lat. IV. 93

19. Leipzig, Universitaetsbibliothek, Haenel 3478

20. Lille, Bibliothèque de l’Université, 204 (1180)

21. Lisboa, Biblioteca de Ajuda, 52.XIII.26

22. London, British Library, Add. 8863

23. London, British Library, Lansdowne 380

24. London, British Library, Royal 16.F.VIII

25. London, British Library, Royal 19.A.V

26. London, British Library, Royal 19.B.X

27. London, British Library, Royal 20.B.IX

28. London, British Library, Sloane 1611

29. London, British Library, Sloane 2401

30. London, British Library, Sloane 2412

31. London, British Library, Sloane 2435

32. London, British Library, Sloane 2806

33. London, British Library, Sloane 2986

34. London, British Library, Sloane 3152

35. London, British Library, Sloane 3525

36. London, Wellcome Institute for the History of Science, 31

37. London, Wellcome Institute for the History of Science, 32

38. London, Wellcome Institute for the History of Science, 546

39. Lyon, Bibliothèque de la Ville, 976

40. Manchester, John Rylands Library, French 27

41. München, Bayerische Staatsbibliothek, Gall. 60

42. New York, Pierpont Morgan Library, 165

43. New York, Pierpont Morgan Library, 459

44. Niort, Bibliothèque Municipale, 70

45. Oxford, Bodleian Library, Bodley 179

46. Oxford, St. John’s College, 68

47. Paris, Bibliothèque de l’Arsenal, 2059

48. Paris, Bibliothèque de l’Arsenal, 2511

49. Paris, Bibliothèque de l’Arsenal, 2814

50. Paris, Bibliothèque de l’Arsenal, 2872

51. Paris, Bibliothèque de l’Arsenal, 2894

52. Paris, Bibliothèque de l’Arsenal, 2895

53. Paris, Bibliothèque de l’Arsenal, 3174

54. Paris, Bibliothèque de l’Arsenal, 3190

55. Paris, Bibliothèque de l’Arsenal, 2510

56. Paris, Bibliothèque Nationale, Fr. 625

57. Paris, Bibliothèque Nationale, Fr. 1109

58. Paris, Bibliothèque Nationale, Fr. 1288

59. Paris, Bibliothèque Nationale, Fr. 1444

60. Paris, Bibliothèque Nationale, Fr. 2001

61. Paris, Bibliothèque Nationale, Fr. 2021

62. Paris, Bibliothèque Nationale, Fr. 2022

63. Paris, Bibliothèque Nationale, Fr. 2039

64. Paris, Bibliothèque Nationale, Fr. 12323

65. Paris, Bibliothèque Nationale, Fr. 14822

66. Paris, Bibliothèque Nationale, Fr. 25247

67. Paris, Bibliothèque Nationale, N. Acq. Fr. 1104

68. Paris, Bibliothèque Nationale, N. Acq. Fr. 6539

69. Reims, Bibliothèque Municipale, 265

70. ‘S-Gravenhage, Museum Meermanno Westreenianum, 10.E.40

71. Valenciennes, Bibliothèque Municipale, 329 (318)

72. Venezia, Biblioteca Marciana, Str. App. 10

73. Zagreb, Metropolitanska knjznica, MR 92

 



[1] Meyer, De l’expansion de la langue française, p. 79-80.

 

[2] Si tratta di una « hypothèse séduisante » secondo Fery-Hue, Le Régime du corps, p. 117.

[3] Landouzy-Pépin, Le Régime du corps.

[4] Fery-Hue, Le Régime du corps, pp. 114-120. All’epoca erano noti 68 testimoni manoscritti, oggi il numero è salito a 74.

[5] Si trova alle pp. 3-4 dell’edizione Landouzy-Pépin, Le Régime du corps.

[6] È difficile fare stime precise poiché alcuni testimoni sono stati individuati solo in tempi recenti e non si è ancora provveduto ad un’analisi puntuale del loro contenuto. Per diverse indicazioni sono comunque in debito verso Françoise Fery-Hue, il cui aiuto è risultato fondamentale per il buon esito di questa ricerca.

[7] Fery-Hue, Le Régime du corps, p. 131, n. 19.

[8] Fery-Hue, Le Régime du corps, pp. 120-125.

[9] Per effettuare i confronti ho preso diretta visione complessivamente di 21 codici, così distribuiti : 3 dei manoscritti usati nell’edizione (A, B, D) ; 7 manoscritti della Redazione B Classica (Londra, British Lib., Sloane 2435, 2806, 3525 ; Oxford, Bodleian Lib., Bodley 179 ; Parigi, Bibl. Nationale, Fr. 1109, 1288, 1444) ; 9 della Redazione B Roger male branche (Berna, Burgerbibliothek, 385 ; Besançon, Bibl. Municipale, 463 ; Cambridge, University Lib., Ii.5.11d ; Londra, British Lib., Sloane 1611, 2401, 2986 ; Parigi, Bibl. Nationale, Fr. 2022, Fr. N. Acq. 6539 ; Venezia, Bibl. Marciana, Str. App. 10) ; 2 manoscritti appartenenti alla Redazione A (Città del Vaticano, Bibl. Apostolica Vaticana, Reg. Lat. 1451 ; Firenze, Bibl. Laurenziana, Ashburnham 1076).

[10] Anche in questo caso solo due manoscritti su 16 hanno la medesima lacuna di B : Londra, British Libr., Sloane 1611 e Sloane 3525. Va precisato che B non presenta danni materiali che possano giustificare un’eventuale perdita di testo ; queste lacune interne sono dunque da ritenere proprie di quel codice.

[11] La realizzazione di questo elenco di testimoni sarebbe risultata impossibile senza il prezioso aiuto di Françoise Fery-Hue. Non è stato incluso il manoscritto Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria, M. IV 11, andato perduto in un incendio nel 1904.

 

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Pour citer cet article : Sebastiano Bisson, Una versione latina del "Régime du corps" di Aldobrandino da Siena (Oxford, Bodleian Library, Canon. misc. 388), tesi presso la « Scuola di specializzazione per conservatori di beni archivistici e librari della civiltà medievale » dell’Università di Cassino, 2001.

En ligne : [ http://www.tradlat.org/ecrire/ ?exec=articles_edit&id_article=105]

 

 


Liste de brèves


Docta interpretatio in latinum sermonem

Docta interpretatio in latinum sermonem "Traductions savantes vers le latin" : colloque organisé à l’ ENSSIB les 22 et 23 novembre 2013


Parution récente

Vient de paraître :
Traduire de vernaculaire en latin au Moyen Age et à la Renaissance. Méthodes et finalités. Études réunies par Françoise Fery-Hue, Paris, École des Chartes, 2013, 342 pages (Études et rencontres de l’École des chartes, 42). ISBN 978-2-35723-035-4 - Prix France : 32€


The Medieval Translator 2013

Consacré à la traduction au sens le plus large, le récent colloque du Medieval Translator à Louvain du 8 au 12 juillet 2013 :
The Medieval Translator 2013 / The Cardiff Conference on the Theory and Practice of Translation in the Middle Ages
"Translation and Authority - Authorities in Translation"
fournit de nouvelles contributions sur les traductions de vernaculaire en latin et sur l’apprentissage des langues vernaculaires à l’aide du latin


Une publication récente

Nikolaus Thurn, Neulatein und Volkssprachen. Beispiele für die Rezeption neusprachlicher Literatur durch die lateinische Dichtung Europas im 15.-16. Jh., München, Wilhelm Fink, 510 p. (Humanistische Bibliothek, Texte und Abhandlungen, 61).