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II

Aldobrandino da Siena

 

Tracciare un profilo biografico dell’autore del Régime du corps è un’impresa semplice solo in apparenza. Il prologo dell’opera è piuttosto corposo e ricco di particolari sulle circostanze di composizione, e possiede quindi l’apparenza di uno strumento in grado di rispondere ad ogni domanda[1]. A minare il comprensibile ottimismo dello studioso vengono tuttavia due osservazioni. Innanzitutto il prologo in questione non è originale e fu aggiunto all’opera in un momento successivo alla sua composizione. Dunque è dovuto al curatore della copia o allo stesso copista, e lo si deduce non solo dal riferirsi ad Aldobrandino in terza persona, ma anche da alcune specifiche espressioni utilizzate, difficilmente attribuibili all’autore[2].

Questo guardando al contenuto del prologo, ma una seconda smentita alla sua affidabilità ci viene dal confronto con il resto della tradizione. Solo sei manoscritti, su un totale di circa settanta, lo riportano. Gli altri testimoni in alcuni casi ne risultano privi, in altri hanno aggiunte o brevi intestazioni nelle quali si trovano notizie difficilmente conciliabili fra loro, se non del tutto contrastanti[3].

Aiuto altrettanto esiguo viene dalle fonti documentarie, in complesso scarse e poco attendibili. Le uniche significative si riferiscono agli ultimi anni di vita, trascorsi da Aldobrandino in Francia. Per i periodi precedenti, e in particolare per gli anni in cui dimorò in Italia, mancano del tutto le certezze. A complicare le idee contribuirono le cosiddette "carte di Arborea", venute alla luce nel XIX secolo, che riportavano notizie false e fuorvianti[4].

Tale carenza di informazioni stupisce riflettendo sulla fama di cui godette il medico Aldobrandino. Di questa fama non possiamo dubitare se sommiamo alcune con­si­de­ra­zio­ni. Tra gli ipotetici committenti del Régime figurano, accanto a Beatrice di Savoia, contessa di Provenza, personaggi quali il re di Francia Luigi IX e l’imperatore Federico II. Al di là dell’attendibilità di queste attribuzioni, il solo fatto che la tradizione manoscritta dia plausibilità anche ad esse, implica il perdurare di una notorietà non da poco. Ma la stessa ricchezza della tradizione è indizio di notevole fama. Molto esteso è lo stemma codicum dell’opera, e numerosi sono i successivi adattamenti in altre lingue (italiana, catalana e fiamminga). Infine si può citare il caso di un trattatista poco più tardo, Aldobrandino di Berto, il quale per dare lustro al proprio Spechio di medicina rivendica una parentela con il nostro Aldobrandino, dando così ulteriore memoria alla sua autorità in campo medico[5].

Di fronte a tale disparità tra fama e fonti, la scelta obbligata è rivedere gli studi precedenti e ricomporre le poche tessere superstiti, cercando di dare un senso all’incongruenza. Se ne ricaverà una biografia comunque lacunosa, senza pretese di possedere risposte certe, ma che offre alcune nuove conclusioni sulle quali riflettere.

Antoine Thomas ha a suo tempo segnalato un documento dal quale si evince la notizia del possesso di una casa sita a Troyes da parte di un « magister Aldobrandinus de Senis, physicus »[6]. Lo studioso francese non esitò a riconoscere in questo personaggio l’autore del Régime e trasformò il documento nell’unico punto fermo della biografia di Aldobrandino. In effetti l’ipotesi di Thomas pare ben fondata se si notano alcune coincidenze. Innanzitutto le coordinate temporali indicate nel documento, datato 1287, collimano con quelle del prologo, secondo il quale il medico senese è attivo nel corso del XIII secolo. L’obiezione di una possibile omonimia deve fare i conti con le due significative apposizioni : physicus, termine che in età medievale indicava lo studioso di scienze mediche, e magister, titolo che si trova attribuito ad Aldobrandino nei manoscritti del Régime in cui sia indicato l’autore. Gli stessi manoscritti adombrano in alcuni casi dei rapporti con la corona francese, e quindi l’eventualità di un soggiorno in Francia non stupisce. Fatte queste osservazioni l’identificazione proposta da Thomas risulta a tutt’oggi convincente e quindi su di essa si baseranno le successive considerazioni.

I primi anni

Il lungo elenco che introduce la voce « Aldebrandin » nel Dictionnaire biographique di Wickersheimer[7] presenta una decina di varianti del nome che vanno da Aldebrandins a Helebrandis, riconducibili comunque tutte alla forma italiana Aldobrandino o Ildebrandino, come si trova in molti documenti senesi dell’epoca in cui il nome è particolarmente frequente[8]. Il proliferare di varianti è da attribuire alle abitudini grafiche e agli influssi dialettali dei diversi copisti, messi ancor più in evidenza dal confronto con un nome poco comune in Francia, e quindi reso con libertà di soluzioni.

Per quanto riguarda la terra d’origine, non vi sono dubbi che Aldobrandino sia nato in Toscana. L’unica ipotesi in senso contrario è quella di Boutiot che lo dice originario di Genova (Genes), ma evidentemente si tratta della lettura errata del latino Senis, e quindi non esistono ragioni per darle credibilità[9]. Dunque toscano, ma di quale città ? Secondo Davidsohn egli nacque a Firenze ma dovette lasciare la città natale dopo il 1250, al tempo del Primo Popolo, e in quanto ghibellino trovò rifugio a Siena[10]. Fu tanto grato dell’ospitalità senese da decidere di ripudiare la propria patria e portare nel nome il segno della nuova. L’inclinazione politica che sottende a questa ipotesi è tutt’altro che dimostrata e pare essere stata dedotta dal fatto che in alcuni manoscritti venga nominato Federico II. In realtà questa citazione ha un valore simbolico, più che politico. È perlomeno difficile credere che gli eventi fiorentini abbiano indotto Aldobrandino a preferire Siena al punto di citarla nel proprio testamento in luogo della natia Firenze. Soprattutto se si tiene presente che l’eventuale soggiorno senese non si protrasse a lungo dato che, come tutto fa pensare, il Régime fu composto in Francia pochi anni dopo.

Più convincente ritenere che Aldobrandino sia effettivamente nato e cresciuto a Siena, mantenendo con la città un particolare legame, accentuato dalla scelta di ritirarsi in vecchiaia a Troyes, luogo frequentato da molti senesi. Il definirlo « da Firenze » potrebbe essere un modo generico usato dai copisti stranieri per indicare la Toscana, una sorta di approssimazione geografica di fronte alla quale il « da Siena » ha il valore, per dirla in termini filologici, di una lectio difficilior. In effetti i traduttori italiani del Régime du corps, attenti a tale aspetto in quanto essi stessi originari della Toscana, sostengono l’origine senese. Quando poi troviamo che, nella registrazione del testamento, egli è definito « magister Alebrandinus de Senis phisicus », le perplessità si dissolvono del tutto[11].

Un paziente lavoro di spoglio presso l’Archivio di Stato di Siena, con lo scopo di far luce sui primi anni di Aldobrandino, ha permesso a Alcide Garosi di rintracciare alcuni documenti interessanti[12]. Diversi sono i personaggi citati che recano il nome e la relativa qualifica, ma per motivi soprattutto cronologici molti possono essere esclusi fin da subito. Per comprendere questa scelta dobbiamo anticipare che il nostro Aldobrandino risulta ancora in vita nel 1296, quindi la sua data di nascita è verosimilmente da collocarsi all’inizio del XIII secolo, e volendo restringere ci si può indirizzare al decennio 1210-1220.

Sulla base dei dati raccolti da Garosi, è una pura ipotesi l’identificazione con l’Aldobrandino medico che è responsabile di un pagamento in un atto del 1236, e altrettanto si può dire di un omonimo consigliere comunale a Montepulciano nel 1245, senza contare che le informazioni sui personaggi si arrestano qui e quindi risultano poco significative. Si può facilmente escludere Aldobrandino, figlio di Orlandino, che figura giudice a Pisa e ha una lunga carriera fino ad entrare a servizio di Carlo I, quindi con vicende personali del tutto diverse da quelle dell’autore del Régime[13]. Allo stesso modo non sono da considerare Aldobrandino medico de Ovili, poiché nel 1268 è ancora in Italia, mentre a quel tempo il nostro è attivo in Francia ; né Aldobrandino padre di Ranuccio, già defunto nel 1251.

L’ipotesi a cui il Garosi sembra dare più fiducia è quella secondo cui Aldobrandino da Siena è un membro della famiglia Piccolomini, e lo identifica col figlio di Ranieri di Montone, quest’ultimo di professione medico[14]. L’Aldobrandino in questione potrebbe tuttavia essere troppo vecchio, essendo già vivente nel 1202. Inoltre egli è citato in un documento del 1229 che riguarda la cessione dei diritti su vasi e libri medici, ed è perlomeno curioso che un giovane interessato alla carriera medica decidesse di vendere quel prezioso materiale[15]. Più probabile si volesse liberare della attrezzatura appartenuta al nonno che né suo padre né lui avrebbero più utilizzato, essendo entrambi lontani da questo genere di attività, come attesta pure il fatto di venire presentati nei documenti senza il titolo di medico.

Cercare delle tracce della giovinezza di Aldobrandino è complicato perché non si hanno notizie certe neppure sulla città dei suoi studi. Il fatto che venga definito magister ci indica che egli concluse il ciclo universitario. Il titolo gli dava la licentia docendi, tuttavia ciò non implica necessariamente che si sia dedicato all’insegnamento. Esiste un’unica attestazione in tal senso, ma essa deriva verosimilmente da un equivoco. Le biografie ottocentesche confusero infatti Aldobrandino, il cui nome fu abbreviato in Dino, con un fiorentino che insegnò a Bologna, Dino del Garbo, morto nel 1327. L’indicazione, del tutto fuorviante, venne ripresa anche in tempi più recenti, dopo che ne era stata ampiamente dimostrata l’erroneità[16].

Altra possibilità è che Aldobrandino si sia trasferito in Francia in giovane età, e quindi si sia istruito nel paese d’oltralpe, nello Studio di Parigi, contribuendo persino a fondare lì la scuola medica, in collaborazione con Pietro d’Abano e Lanfranco da Milano[17]. Questi due eminenti medici, la cui attività a Parigi si concentra attorno al 1300, occupano posti di primo piano nella storia della medicina e le loro opere hanno dato svolte importanti alla disciplina. In verità il Régime du corps, una compilazione essenzialmente divulgativa, fatica a reggere il confronto con un testo come la Chirurgia magna di Lanfranco e comunque risale ad alcuni decenni prima.

Di fronte alle due ipotesi appena accennate sorge nuovamente la domanda : perché un personaggio che avrebbe ricoperto cariche tanto prestigiose è praticamente assente dalla documentazione ufficiale, né il prologo della sua opera fa accenno ad esse ?

Meno obiezioni solleva l’eventualità che la carriera di Aldobrandino sia iniziata con la frequentazione dello Studio senese[18]. La città offre un valido insegnamento di scienze mediche che proprio verso la metà del XIII secolo vive una forte crescita. Esso vanta la presenza di Giovanni Mordente da Faenza che il governo cittadino aveva voluto per la carica di recturus in arte medicine. Ma in particolare vi circolano le opere mediche di Pedro Hispano, insegnante a Siena dal 1245 al 1250[19]. Questo celebre studioso, nato in Portogallo e istruitosi all’università di Parigi, è dottore in tutte le facoltà e ha una grande conoscenza di testi arabi. È un clericus[20]. Le sue opere mediche più celebri[21], il Thesaurus Pauperum e il Liber de conservanda sanitate, pur distinguendosi nella struttura dal Régime du corps, denotano una certa vicinanza di interessi e inducono a pensare che Aldobrandino abbia attinto alle conoscenze del maestro iberico. Forse non è un caso che anche l’altra opera attribuita ad Aldobrandino, De practica oculorum, trovi un parallelo nel De morbis oculorum di Pedro Hispano, il quale era « eminente soprattutto come oculista »[22]. Questo insieme di circostanze offre un motivo in più per ritenere che Aldobrandino da Siena abbia appreso l’arte medica presso lo Studio della città natale. famoso per la sua dottrina, tanto da essere riconosciuto degno di salire al soglio pontificio col nome di Giovanni XXI (1276-1277).

Il ruolo dell’imperatore

Nello Studio senese Aldobrandino entra in contatto con l’entourage scientifico di Federico II. Siena aveva sempre sostenuto l’imperatore e nella primavera del 1247 lo ospitò tra le sue mura con tutta la corte, durante una sosta nel viaggio verso la Germania. In tal modo si spiegherebbero i riferimenti che alcuni manoscritti fanno a Federico, uno degli ipotetici committenti del Régime du corps. Il vivace ambiente culturale della corte sveva era noto per l’attività di traduzione di opere scientifiche, in particolare di derivazione greca e araba, fonti indispensabili per il lavoro di Aldobrandino. Se effettivamente ci fu un contatto, difficile pensare ad un’occasione più opportuna per il medico toscano[23]. L’idea di fondo del trattato di igiene, e forse una parte del materiale necessario alla sua stesura, potrebbero aver trovato già allora una forma e di ciò resterebbe testimonianza nei manoscritti : « Feldris, qui jadix fu empereres de Romme, qui puis fu condempnez a Lyons sour le Rone de pape Inocent... fist ce livre metre de griyois et de latin en roumans »[24].

Secondo quanto è riportato, l’incarico risalirebbe ad alcuni anni prima, ovvero al 1234, quando Aldobrandino era forse troppo giovane. Credo sia opportuno continuare a dare poco credito all’idea di una committenza diretta imperiale per il Régime. Piuttosto dalla corte sveva può essere arrivato il primo spunto, lo stimolo alla traduzione dal latino di alcune opere destinate a fungere da base di appoggio per la composizione del trattato. Il riferimento a Federico II, oltre ad avere lo scopo di aumentare l’autorità dell’opera, è il riflesso di una particolare situazione culturale di cui anche Aldobrandino godette i benefici[25].

Egli rimane comunque un personaggio minore, che non spicca tra i celebri phisici del suo tempo. Altrimenti non si spiegherebbe come mai nei documenti relativi allo Studio di Siena, in quel periodo così attivo nel richiamare maestri da luoghi più o meno lontani, e tanto prodigo nell’attirare studenti da tutta la penisola, si sia cercato inutilmente il nome di Aldobrandino. L’assenza può significare un sola cosa : che egli non possedeva l’autorità scientifica necessaria a ricoprire ruoli di importanza all’interno di uno studium. Forse aveva già ottenuto il titolo di magister, ma questo non faceva di lui uno studioso rinomato.

Alla luce di quanto detto il sostanziale insuccesso dello scavo presso l’Archivio di Stato di Siena viene ad essere ridimensionato, ed è possibile muovere una critica alla ricerca di Garosi. I documenti sono stati spogliati tenendo come discriminante l’attributo physicus, quindi escludendo a priori tutti gli omonimi senesi che non rientrassero in questa categoria. In questo modo vengono però ad essere scartati quei documenti in cui Aldobrandino, in qualità di normale cittadino, ancora privo di particolari titoli, può avere operato. Una ricerca condotta sul solo nome, senza il sostegno né di un nome di famiglia né di una qualifica, è un’impresa improba e comunque destinata all’insuccesso, tuttavia essa può perlomeno indurre a considerare la figura di Aldobrandino da Siena sotto una prospettiva inedita. Lo spunto viene da alcune considerazioni di natura storico-economica.

Il soggiorno francese

Nel XIII secolo, per chi si muove da Siena alla volta della Francia, c’è una meta in un certo senso più facilmente raggiungibile di altre. Si tratta di Troyes, cittadina poco lontana da Parigi, sede di una delle maggiori fiere della Champagne. Assieme a Provins, Bar-sur-Aube e Lagny-sur-Marne, Troyes richiama un gran numero di mercanti e ospita continui scambi finanziari[26]. La stagione fieristica durava per lunghi periodi nel corso dell’anno e costituiva il vero crocevia commerciale europeo del tempo. In particolare a Troyes dimorava una folta compagine di mercanti senesi di cui rimangono varie tracce[27].

È oramai assodato che Aldobrandino visse per almeno vent’anni a Troyes, dal 1275 al 1296 circa[28]. Se egli proviene da una famiglia nella quale l’attività medica si tramandava di padre in figlio, e se lo studio della medicina era veramente la sua unica occupazione, va comunque ipotizzato che la sua scelta sia strettamente legata al movimento incessante di mercanti tra l’Italia e la Francia. Per scelta professionale o in qualità di medico personale di un mercante particolarmente facoltoso[29], Aldobrandino operò a Troyes. Una prova in più si ottiene dando fiducia al prologo del Régime, secondo il quale Aldobrandino scrisse l’opera mentre era impegnato nella cura dei « marcheans d’outre le mons »[30]. Chi altri potrebbero essere i mercanti d’oltremonte, se non gli italiani residenti a Troyes ?

Nel tentativo di spiegare lo stretto legame con la Champagne si può fare un ulteriore passo e immaginare Aldobrandino in contatto più stretto con pratiche commerciali. Si sa che, per garantirsi un controllo sicuro sui propri affari, alcuni membri delle famiglie di mercanti risiedevano stabilmente presso le città della Champagne[31]. Questo potrebbe essere il motivo della presenza di Aldobrandino a Troyes : la necessità di seguire degli affari. Forse la mancanza di fortuna nella caccia di notizie su Aldobrandino è frutto di un errore nella mira : si è cercato un medico a tutto tondo, un personaggio dalla professionalità affermata e attivo esclusivamente nel proprio campo ; mentre è stata trascurata la possibilità di un mercante o di un banchiere che si occupasse anche di medicina, o viceversa di un magister in medicina che non disdegnasse l’attività mercantile[32].

Dunque Aldobrandino sceglie Troyes, e lo fa in maniera stabile dal 1275, ma senza dubbio già da alcuni anni prima egli aveva trovato lì il modo di esercitare le conoscenze mediche acquisite, scoprendo negli italiani che seguivano le fiere annuali la sua migliore clientela. Lentamente dovette diffondersi la voce e con essa una certa notorietà, tanto da indurre il senese a rinunciare alla mercatura dedicandosi completamente alla professione medica.

Non può essere altrimenti se è vero che arrivò ad intrattenere rapporti con il trono di Francia, su cui sedeva Luigi IX il Santo. L’unica edizione antica del Régime, un incunabolo stampato da Martin Huss a Lione[33], riprende la tradizione secondo la quale l’opera venne composta proprio « a la requeste du roy de France »[34]. La lunga permanenza al potere di Luigi IX, dal 1226 al 1270, toglie quasi ogni dubbio sull’identificazione del potenziale committente. Nella medesima prospettiva di una presenza del medico senese presso la corte di Francia si pone il manoscritto[35]Régime du corps. Si tratta della regina Bianca di Castiglia, madre di Luigi IX, che della corona francese ebbe la reggenza. che attribuisce alla « royne Blanche » il merito di avere affidato ad Aldobrandino il compito di scrivere il

Quali fossero effettivamente i rapporti con la corte francese non è chiaro, ma di certo è grazie a quel tramite che egli conosce Beatrice di Savoia. La contessa, vedova di Raimondo Berengario V di Provenza, giunge a Parigi per visitare la figlia Margherita, andata in sposa nel 1234 proprio a Luigi IX[36]. Già a conoscenza delle doti del medico italiano, Beatrice chiede ad Aldobrandino di seguirla, in qualità di medico personale, nel viaggio attraverso le corti d’Europa, dove vivono le altre sue figlie. Ma l’invito viene declinato : egli preferisce praticare la professione a favore dei suoi colleghi mercanti e non vuole lasciare Troyes. Tuttavia decide di dimostrare d’avere comunque apprezzato l’offerta e fa preparare per la contessa una raccolta di norme e prescrizioni igieniche che le possono essere utili per il viaggio : il Régime du corps.

Questa ricostruzione va a scapito della più accreditata ipotesi secondo la quale Aldobrandino avrebbe dimorato presso la corte di Provenza[37]. A parte il fatto che rimane oscuro il canale attraverso il quale egli avrebbe ottenuto l’incarico, c’è da aggiungere che in tal modo si spezza il significativo e giustificato passaggio da Siena a Troyes fin qui immaginato[38]. Tuttavia, volendo tenere buona questa possibilità, si può pensare ad un trasferimento successivo di Aldobrandino dalla Provenza a Parigi, per passare al servizio di Margherita, la figlia della contessa sposata a Luigi IX. Naturalmente l’evento si collocherebbe cronologicamente dopo il 1256, poiché secondo il prologo a quella data risale la dedica a Beatrice di Savoia. Da Parigi Aldobrandino avrebbe poi stabilito dei contatti con i suoi concittadini residenti a Troyes, scegliendo infine questa città quale luogo in cui godersi la vecchiaia. L’ipotesi è verosimile, ma rimane difficile capire a chi si riferisca lo stesso prologo quando parla dei « marcheans d’outre le mons k’il avoit en cure ». Infatti se nel momento della redazione del Régime il medico senese si trovava in Provenza, presso quale comunità di mercanti prestava servizio ? A ben vedere il prologo, pur attestando la committenza di Beatrice, non chiarisce fino in fondo dove sia avvenuto il contatto con il medico italiano, e quindi permette una lettura diversa, concorde con l’idea che Aldobrandino abbia dimorato a Troyes o nei suoi pressi fin dall’arrivo in Francia.

Se fino a questo momento della sua esistenza Aldobrandino rimane un personaggio sfuggente e costringe lo studioso a muoversi sull’infido terreno delle congetture, più certezze offre il periodo trascorso a Troyes. Vari documenti conservati presso gli archivi della Champagne riportano il suo nome e permettono di seguirne i movimenti nell’ultimo quarto del XIII secolo[39]. In un atto del 1283 Emenjardis de Batteleyo riconosce d’aver venduto otto anni prima al maestro Aldobrandino un grange, una tenuta agricola, con camere, giardino e cantina, in rue Saint-Abraham, per 140 lire tornesi[40]. Di particolare rilevanza è che Aldobrandino venga qui definito « trecensis », e quindi forse dimorante già da parecchio tempo nella cittadina della Champagne, come ho ipotizzato parlando dei mercanti italiani. Il medesimo aggettivo gli viene attribuito nella registrazione del testamento, datato ottobre 1286, in cui è detto : « magister Alebrandinus de Senis phisicus, clericus Trecensis ». L’identificazione è in questo caso fuori da ogni dubbio e conferma quanto aveva supposto Thomas consultando i cartulari della diocesi di Troyes[41]. Abbiamo così due documenti che guardano da punti di vista diversi la stessa azione giuridica. Nell’ottobre del 1286 Aldobrandino fa testamento donando ai frati dell’ordine di Sant’Antonio di Vienne « domos meas novas et veteres ... sitas inter duas portas Pruvini »[42]. La notizia del legato arriva ai frati alcuni mesi dopo, esattamente il 18 maggio del 1287, ed essi si preoccupano di registrare la donazione e organizzarne il futuro utilizzo[43].

Ma le preoccupazioni che avevano spinto Aldobrandino a fare testamento si rivelano infondate, egli infatti rimane in vita ancora a lungo, proseguendo negli acquisti e pure nell’attività medica. In questo senso va interpretato, a mio avviso, l’atto del 1288 con il quale Pierre de Chourse cede ad Aldobrandino mezzo arpento di terra, con un piccolo edificio lì fabbricato, ubicato nella medesima area in cui il medico senese possiede già una casa. Il passaggio di proprietà avviene in cambio di servigi a lui resi e difficile non pensare che qui ci si riferisca a una serie di consulti medici.

Nell’ultimo documento che contiene traccia di Aldobrandino da Siena abbiamo la fortuna di scoprire che il medico dei mercanti ha saputo fare frutto della sua esperienza e ha trasmesso alla discendenza i principi della propria arte. Infatti nell’atto del 1296 in cui il drappiere Juliane d’Acenay vende per 30 lire un granaio con le sue dipendenze, sempre posto fra le due porte di Provins, Aldobrandino, in qualità d’acquirente, non è solo. Con lui ci sono Jacques et Jean, suoi nipoti, figli di un fratello o di una sorella che aveva allo stesso modo seguito i traffici della famiglia fino a Troyes. Il fatto rilevante è che entrambi i nipoti sono definiti maestri, e anche se manca attestazione della disciplina di competenza, è naturale pensare che il titolo sia l’esito dell’eredità dello zio, il famoso medico autore del Régime du corps[44].



[1] Mi riferisco al prologo contenuto nei testimoni della famiglia A (così definita dalla sigla del manoscritto Fr. 2021 della Bibliothèque Nationale di Parigi) pubblicato da Landouzy-Pépin, Le Régime du corps, pp. 3-4.

[2] Si veda ad esempio il seguente passo : « et sachent tout cil ki ce livre verront et orront k’il ne doutent mie de celui ki le fist » (Landouzy- Pépin, Le Régime du corps, p. 3).

[3] Le indicazioni sui vari personaggi indicati nei manoscritti come possibili committenti dell’opera si trovano in Landouzy- Pépin, Le Régime du corps, pp. liv-lvii. Anticipo fin d’ora che, nel corso dell’indagine, ho considerato ciascuna di queste fonti come ugualmente affidabile, senza stabilire a priori una scala di attendibilità. L’idea di fondo è che ciascuna notizia, più o meno corrispondente alla realtà, ne è comunque riflesso e non va accantonata senza una motivazione fondata.

[4] Con il nome di carte di Arborea si intendono 40 pezzi tra pergamene e codici che furono fatti per­ve­nire da ignoti alle biblioteche di Cagliari, Firenze e Siena tra il 1850 e il 1867. In questi documenti si conservano antiche liriche italiane dovute, fra gli altri, ad un Aldobrandino da Siena, nato nel 1112 e morto a Palermo nel 1186. La notizia fu ripresa da Bartoli, I viaggi di Marco Polo, p. lxiii, il quale pensò all’autore del Régime, e ritenne che le date andassero riferite al secolo successivo (1212-1286). Ma pochi anni dopo venne dimostrato che le carte erano « una goffa falsificazione » priva di qualunque valore storico, cfr. D’Ancona, Lettera a Paul Meyer ; Vitelli, Delle carte di Arborea.

[5] Navarro Salazar, Metodologia della trasmissione, pp. 44-45. Il riferimento potrebbe tuttavia essere semplicemente alla famiglia senese degli Aldobrandini.

[6] Thomas, L’identité du médecin, p. 455.

[7] Wickersheimer, Dictionnaire biographique, p. 17.

[8] Per rendersene conto è sufficiente scorrere, ad esempio, le sottoscrizioni dei documenti editi nei volumi Il Caleffo Vecchio del Comune di Siena, pubblicati dalla Accademia senese degli Intronati tra il 1931 e il 1991.

[9] Tale svista viene segnalata da Thomas, L’identité du médecin, p. 456.

[10] Davidsohn, Storia di Firenze, vol. 4/1, pp. 71-72.

[11] Chapin, Les villes de foires, p. 124, n. 88.

[12] Garosi, Siena nella storia della medicina, pp. 135-143.

[13] Davidsohn, Storia di Firenze, vol. 4/2, pp. 227, 237. Inoltre questo Aldobrandino nasce attorno al 1195.

[14] Garosi, Siena nella storia della medicina, pp. 137-139. A p. 280 si trova l’albero genealogico della famiglia Piccolomini.

[15] Gli studenti che incontravano difficoltà economiche erano a volte costretti a dare in pegno o vendere i propri libri e strumenti, ma è difficile credere che un membro della famiglia Piccolomini dovesse arrivare a tanto, soprattutto risiedendo a Siena e quindi non vivendo lontano dalla casa paterna.

[16] Già Negri, Istoria degli scrittori, annoverava forse per questo Aldobrandino tra i fiorentini, e la notizia si ritrova poi in Michaud, Biographie universelle, p. 376, fino a Brunet, Manuel du libraire, p. 154. Sul perseverare di questo errore si veda Coturri, La puericultura, p. 168. Presso il Wellcome Institute of the History of Medecine a Londra si conserva un’incisione di Carlo Faucci, risalente al XVIII secolo, che restituirebbe un ritratto di Aldobrandino da Siena con la seguente didascalia : « Professor of medicine at Bologna » (Burgess, Portraits of Doctors, n. 45). Anche in questo caso si tratta del medesimo scambio di persona : il medico raffigurato è Dino del Garbo e la didascalia fuorviante non è originale, ma si tratta di una errata indicazione della curatrice del catalogo.

[17] Penso, La medicina medioevale, p. 67.

[18] Per la storia dell’università di Siena in quegli anni : Nardi, Comune, Impero e Papato.

[19] Alcune opere dell’Hispano potrebbero essere state composte proprio nella città toscana : Laurent, Il soggiorno di Pietro Ispano, p. 43 ; Nardi, Comune, Impero e Papato, p. 72.

[20] In realtà l’identificazione tra i due personaggi non trova concordi tutti gli studiosi, cfr. Meirinhos, Petrus Hispanus.

[21] Da Rocha Pereira, Obras medicas.

[22] Stapper, Pietro Hispano, p. 425. In effetti egli compose almeno due opere di oculistica (Paravicini Bagliani, Medicina e scienze, pp. 32, 77). Nell’edizione del volgarizzamento italiano (Pietro Spano, Volgarizzamento del trattato della cura degli occhi, Bologna 1873) vi è addirittura un capitolo attribuito ad Aldobrandino, cfr. Zambrini, Opere volgari, col. 949.

[23] Sicuramente in contatto con Federico II fu Pedro Hispano, e va notato che il suo Liber de conservanda sanitate, avvicinabile al Régime du corps per temi e finalità, sia dedicato proprio all’imperatore svevo (per alcuni dubbi sull’autenticità della lettera dedicatoria : Da Rocha Pereira, Obras medicas, pp. 436-447). In quest’ottica Aldobrandino potrebbe far parte del gruppo di intellettuali gravitanti attorno alla corte fredericiana e che si dispersero dopo il 1250 (Nardi, Comune, Impero, Papato, pp. 74-77), ma questa ipotesi da un lato non ha incontrato grande favore (Haskins, Studies, p. 254), dall’altro è stata accettata acriticamente (Kantorowicz, Federico II, p. 378 ; Morpurgo, La scuola di Salerno, p. 420).

[24] Landouzy- Pépin, Le Régime du corps, p. xxxii.

[25] È indubbio che Federico II fosse animato da un forte desiderio di conoscenza e se il proliferare di suoi ipotetici incarichi per nuovi lavori scientifici e traduzioni è in parte il risultato di una mitizzazione del personaggio, esso affonda le sue radici in una realtà incontestabile di appassionato mecenatismo (Duby, Introduzione, pp. 9-10). Gli effetti di questa vivacità culturale toccavano anche personaggi minori, sospinti in tal modo ad approfondire i propri studi indipendentemente da una diretta committenza.

[26] Chapin, Les villes de foires ; Sapori, Studi di storia economica, p. 504 ; Pounds, An Economic History, pp. 359-361.

[27] Lettere volgari ; Paoli, Siena alle fiere ; Mazzi, Mercanti senesi.

[28] Lo dimostrano la serie di documenti segnalati in Chapin, Les villes de foires, p. 124, n. 88.

[29] Potrebbe essere questa la professione di « Benoit de Florenche », indicato come committente del Régime nel manoscritto Sloane 2435 della British Library di Londra.

[30] Landouzy- Pépin, Le Régime du corps, p. 3

[31] Chapin, Les villes de foires, p. 125 ; Vendittelli, In partibus Anglie, p. 19. Come si vedrà più avanti, a Troyes risiederanno anche due nipoti di Aldobrandino, figli di un fratello o di una sorella, giunti fin lì da Siena o forse addirittura nati a Troyes.

[32] « Non era raro il caso che qualche scolare, o per mantenersi allo Studio, o comunque per far denari, si desse alla mercatura » (Zaccagnini, La vita dei maestri, p. 54).

[33] Gesamtkatalog, n. 857.

[34] La medesima indicazione si ha nel manoscritto Fr. 2022 della Bibliothèque Nationale di Parigi, cfr. Landouzy- Pépin, Le Régime du corps, p. lvi.

[35] Si tratta del ms. 2059 della Bibliothèque de l’Arsenal di Parigi.

[36] Il matrimonio di Margherita è stato chiamato in causa per giustificare l’ipotetico trasferimento di Aldobrandino dalla Provenza a Parigi, cfr. Due regine, p. 23.

[37] Il primo a proporla fu Littré, Alebrand de Florence, p. 415, poi fu ripresa da : Landouzy - Pépin, Le Régime du corps, p. lvi ; Wickersheimer, Dictionnaire biographique, p. 17.

[38] Neppure Davidsohn (Storia di Firenze, vol. 4/1, p. 71) crede che Aldobrandino abbia soggiornato in Provenza.

[39] Chapin, Les villes de foires, p. 124, n. 88.

[40] L’acquisto della casa nel 1275 segue di poco la morte di Luigi IX, avvenuta nel 1270, per cui si potrebbe pensare che Aldobrandino, deceduto il suo principale cliente, decida di ritirarsi in campagna, lasciando la professione. La consequenzialità dei due eventi non mi pare scontata. Innanzitutto alla corte di Francia c’è ancora Margherita, che morirà molto più tardi, nel 1295, ed ella sicuramente continua ad avere necessità del servizio del fidato medico. Inoltre Aldobrandino di certo è ancora in forze né sente approssimarsi il momento della propria dipartita, visto che deciderà di fare testamento soltanto undici anni dopo, rimanendo peraltro in vita fino almeno al 1296. Dunque non è per motivi di salute né per mancanza di lavoro che egli acquista quel grange in rue Saint-Abraham, quanto a seguito di una frequentazione di Troyes ormai consolidata.

[41] Thomas, L’identité du médecin, p. 455.

[42] Chapin, Les villes de foires, p. 124, n. 88. La pluralità dei possedimenti indica che Troyes non era per il medico senese semplicemente il luogo del ritiro, ma un mercato in cui sviluppare i propri affari.

[43] Thomas, L’identité du médecin, p. 455, riprende i brani del documento già pubblicati da Lalore, Cartulaire de l’abbaye de Montiéramey, pp. 379-380. Qui si parla di una sola casa, forse quella che Aldobrandino aveva acquistato nel 1275 da Emenjardis de Batteleyo, e ciò contraddice quanto riportato nel precedente documento in cui le case sono più d’una.

[44] Un documento in cui Aldobrandino è citato come deceduto ci permette di stabilire che egli morì poco dopo, tra il 1296 e il 1299 (Chapin, Les villes de foires, p. 124, n. 88).

 

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Pour citer cet article : Sebastiano Bisson, Una versione latina del "Régime du corps" di Aldobrandino da Siena (Oxford, Bodleian Library, Canon. misc. 388), tesi presso la « Scuola di specializzazione per conservatori di beni archivistici e librari della civiltà medievale » dell’Università di Cassino, 2001.

En ligne : [ http://www.tradlat.org/ecrire/ ?exec=articles_edit&id_article=104]


Liste de brèves


Docta interpretatio in latinum sermonem

Docta interpretatio in latinum sermonem "Traductions savantes vers le latin" : colloque organisé à l’ ENSSIB les 22 et 23 novembre 2013


Parution récente

Vient de paraître :
Traduire de vernaculaire en latin au Moyen Age et à la Renaissance. Méthodes et finalités. Études réunies par Françoise Fery-Hue, Paris, École des Chartes, 2013, 342 pages (Études et rencontres de l’École des chartes, 42). ISBN 978-2-35723-035-4 - Prix France : 32€


The Medieval Translator 2013

Consacré à la traduction au sens le plus large, le récent colloque du Medieval Translator à Louvain du 8 au 12 juillet 2013 :
The Medieval Translator 2013 / The Cardiff Conference on the Theory and Practice of Translation in the Middle Ages
"Translation and Authority - Authorities in Translation"
fournit de nouvelles contributions sur les traductions de vernaculaire en latin et sur l’apprentissage des langues vernaculaires à l’aide du latin


Une publication récente

Nikolaus Thurn, Neulatein und Volkssprachen. Beispiele für die Rezeption neusprachlicher Literatur durch die lateinische Dichtung Europas im 15.-16. Jh., München, Wilhelm Fink, 510 p. (Humanistische Bibliothek, Texte und Abhandlungen, 61).